Arrivò davanti alla casa del Mantovano che era alba:
si sedette sul trespolo a tre piedi, piazzato sull'ingresso dell'abitazione, e decise di aspettare che tutti gli inquilini fossero svegli. Tra questi c'era un tale Riccardo: un signore di mezz'età che, da qualche mese, aveva trovato una giovane amante dalle bianche braccia pronta a dargli dei figli e a prendersi cura di lui. La ragazza era pure di buona famiglia e Riccardo, non aveva più avuto un'amata da quando gli era stato affidato il nuovo lavoro.
Stava aspettando (sul trespolo) di prendere il posto di Riccardo:
la stanza non era molto grande ma il suo valore (a detta del paese) era incommensurabile: la dimora del Mantovano era da sempre una delle più ambite dai cittadini del paese. Inizialmente, avrebbe dovuto accontentarsi di una piccola stanzetta dove a malapena entrava solo la metà del suo guardaroba. Più avanti, in seguito all'ammirazione del Mantovano, avrebbe potuto accedere alle stanze più regali e più grandi. Sulla sinistra, alla fine del lungo e stretto corridoio centrale che attraversava la casa del Mantovano (sempre a detta del paese) c'era la camera più prestigiosa: si dice che ci siano passate le menti più eccelse per portare a termine i loro più grandi lavori. Si dice pure, che nessuno mai abbia visto uscire qualcuno dopo essere entrato nella stanza più “alta” della dimora del Mantovano (sempre quella di sinistra alla fine del corridoio): alcuni sostengono che si sia formato un gruppo di numi che di continuo, senza interruzione, lavora alla direzione del paese.
Mentre attendeva sul trespolo, vide passare lo spazzino e il porta lettere della zona: fumavano: lo spazzino, a differenza del porta lettere che preferiva tenere la sigaretta solamente tra le dita senza mai fumarla, teneva sempre in bocca la sigaretta. Quando fu visto seduto sul trespolo in posizione formale (schiena dritta e palmi della mano poggiate sulle ginocchia) davanti alla casa del Mantovano, i due lo avvicinarono e gli chiesero cosa e chi stesse aspettando li d'avanti a quell'ora. "Aspetto che in casa del Mantovano siano svegli" disse. "Si libera una stanza nella sua dimora, la camera di Riccardo. Sono qui per questo: prenderò il posto di Riccardo in attesa di accedere poi alle stanza più grandi. La stanza è piccola e né prendo atto. Di sicuro però, entrare in casa del Mantovano non è cosa facile" abbassò la voce e sogghignò parole: "Questa è la possibilità della mia vita..." I due si guardarono e risposero con un po d'invidia meschina ma allo stesso tempo paterna: "Certo, certo...". Lo spazzino aggiunse: "Dimmi una cosa! Come sei stato convocato dal Mantovano?". Rispose: "Ero dal prete che chiedevo di essere ammesso, insieme a Matilde, la mia futura moglie, ai rituali di preparazione matrimoniale. Ad un tratto questi (il prete) mi chiese di passare dal confessionale con una certa urgenza: mi anticipò che si trattava di una visita importante e che, la nostra discussione e il motivo per cui ero là, potevano essere discusse solamente dopo aver parlato con questa persona. Arrivai al confessionale, e vi trovai il messaggero del Mantovano. Fu lì che mi fu chiesto di entrare a far parte della sua dimora". I due abbassarono la testa e, con uno scatto di invidia e di rabbia, si defilarono dal trespolo prendendo direzioni opposte e riprendendo con estrema dedizione i loro lavori sorridendo e levando gli sguardi al cielo.
Il sole sorgeva e i lampioni del paese cominciarono a spegnersi: cominciò a sentir il sonno e la stanchezza: gli occhi si appesantirono, la bocca era stanca e la pelle del viso diventò rigida e secca: accavallò le gambe, mettendo la destra su quella sinistra ed appoggiò il gomito destro sul ginocchio più alto, in modo far sorreggere la testa al palmo della mano destra. In quell'istante la porta si spalancò e né venne fuori il Mantovano che disse: "Vieni, entra..."
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